Ambientato nelle Francia pre-rivoluzionaria, Jean Du Barry narra l’ascesa della favorita del re alla reggia di Versaille. Un personaggio che con la propria eleganza, malizia, schiettezza e genuinità conquista il pubblico in maniera immediata. Tutte queste caratteristiche infatti le conferiscono un’intensità che l’attrice Maïwenn incarna in modo ineccepibile. Non a caso, infatti, si è scelto di affiancarle Johnny Deep che, pur avendo pochissime battute rende alla perfezione la figura di un anziano sovrano intensamente innamorato di una donna più giovane di lui. Ed è proprio sulla scelta della coppia che il film si regge. Complice un’ambientazione con cui la regia non manca di giocare, l’intensità del legame tra i due personaggi porta avanti l’intero film. Questo, e la presenza indispensabile e puntuale di La Borde, ruolo secondario interpreto da Benjamin Lavernhe in maniera eccellente.

Non si può però dire lo stesso degli altri personaggi di contorno e che pure sono relazionati con la contessa ed il re. Ci si riferisce in particolare alle figlie del re, presentate in maniera quasi macchiettistica, e a Maria Antonietta, interpretata da una Pauline Pollman che ricorda molto la Peyton List proveniente dalle fila della Disney che forse, se fosse stata ingaggiata, avrebbe reso maggiormente il personaggio. Maria Antonietta, infatti, ha un ruolo abbastanza importante nella vita di Jeanne Du Barry, la vicenda del saluto di cui le due donne sono protagoniste avrebbe potuta essere rappresentata con un cipiglio più sicuro se fosse stata sviscerata meglio e se la scelta attoriale fosse stata fatta con maggiore cognizione.

Ad ogni modo, la storia di Jeanne Du Barry costeggiata, tra le altre cose, da rivalità femminile senza pari, scorre piacevolmente: non ci sono momenti di noia nè vuoti narrativi ed oltretutto, ha il pregio di presentare sotto una luce positiva e affascinante un personaggio comunemente malvisto.

Sullo schermo quindi vediamo essenzialmente un grado di intensità ammaliante da coinvolgere pienamente lo spettatore; e nient’altro. Ed è tutto